acqua blu del lago sirio

L’illusione di essere reali

Il momento o i momenti di risveglio sono particolarmente ardui da definire poiché il risveglio avviene oltre il regno della mente e quindi della parola. Questa premessa è indispensabile per chiarire che il significato che ciascuno di noi attribuisce alle parole, anche ad una singola parola carica di connotazioni come ad esempio il termine Dio, dipende dai filtri che la nostra mente attiva, quindi dalle nostre esperienze e dal significato che ad esse attribuiamo; in definitiva il significato che attribuiamo al mondo e la sua definizione dipendono dall’ego, lo stesso meccanismo che all’esperienza del risveglio è totalmente estraneo, anzi come vedremo in questo articolo, l’ostacolo stesso all’esperienza del risveglio. 

Questa premessa oltre ad essere indispensabile è anche totalmente inutile, poiché scrittura e lettura implicano necessariamente, sebbene non esclusivamente, l’intervento della mente; tuttavia, in un sistema in cui la comunicazione telepatica è poco sviluppata, le parole restano il mezzo di comunicazione di elezione. 

Possiamo così tentare di descrivere una delle dimensioni del risveglio come la percezione, l’esperienza, di essere solo una forma temporanea attraverso la quale la realtà dell’esistenza manifesta se stessa. 

Nell’istante del risveglio diventiamo uno con l’infinita unica energia che informa ogni cosa, in altre parole noi siamo l’intero universo ed ogni cosa che esso ‘contiene’. Questa infinita, amorevole energia che è ogni cosa è l’unica realtà, tutto il resto è illusione. 

Nel momento del risveglio ti accorgi di essere un disegno animato, un ologramma, che si muove su un foglio di carta infinito. Siamo, noi tutti, come l’omino della Lagostina degli anni ‘70, il Signor Linea  – ve lo ricordate?, che si adira col fumettista per non avergli disegnato la strada e impersona la sua collera con magistrale credibilità, pur essendo evidente che la sola realtà è il foglio di carta e la linea bianca del gesso crea l’illusione della sua esistenza. 

Così noi siamo convinti di essere reali poiché percepiamo il corpo come ‘contenitore’ dell’anima o dello spirito e la mente come l’insieme di pensieri che definisce ciò che siamo. 

La profonda apertura del risveglio muta per sempre l’identificazione col corpo e con la mente; per quanto breve possa essere questo istante la sua forza dirompente distrugge l’illusione della materia, non perché la materia non abbia un’effettiva solidità, una sua percepibile tridimensionalità, ciò che viene distrutto è il meccanismo di identificazione con la materia, ovvero l’ego. 

Questa è la ragione delle molteplici difficoltà e, ahimé, sofferenze che incontriamo sulla strada del risveglio; l’ego è il software deputato alla nostra sopravvivenza da milioni di anni, contiene in sé un sistema di autoprotezione, esattamente come la scatola nera di un mezzo meccanico esso è progettato per sopravvivere intatto all’urto, nel nostro caso, all’impatto, con la realtà. 

Naturalmente anche la natura dell’ego è illusoria, l’unica realtà è Brahman :))) tuttavia questa verità diventa tale solo nel momento in cui la mente, almeno temporaneamente, tace.

Il risveglio non è altro che il silenzio della mente. Fino a quando questo silenzio non sarà costante, sentiremo il vuoto della mancanza di noi, del Sé, di dio, quel vuoto che di norma gli umani tendono a colmare attraverso le innumerevoli distrazioni così facilmente disponibili nel mondo. 

Dopo il risveglio, tali distrazioni ovvero l’identificazione con gli oggetti del mondo, siano questi persone, idee, pensieri, situazioni, non è più possibile, il meccanismo si è inceppato in maniera irreparabile, ma la nostra mente non lo sa e continua a cercare la propria sicurezza all’esterno di sé (non c’è un altro luogo in cui la mente possa cercare, è nella sua natura guardare all’esterno, al mondo e fare in modo che questo possa garantire la nostra sopravvivenza). 

Per questo dopo il risveglio cominciamo a perdere interesse a quasi tutto ciò che prima ci animava; passioni, hobby, relazioni e attività che prima sentivamo parte integrante della nostra identità perdono brillantezza e smalto. Normalmente tentiamo di sostituirle con attività nuove o di riesumare vecchie situazioni con varie pratiche di rianimazione. 

Sono solo tentativi della mente di rimanere in vita, di continuare a dare significato a sé stessa attraverso il meccanismo dell’identificazione. Non c’è nulla di male in questo, non possiamo contrastare la natura della mente. Se cadiamo in un pozzo profondissimo l’istinto di sopravvivenza si attiverà immediatamente facendoci allungare le braccia in cerca di un appiglio, non importa quanto futile possa essere questo gesto. Allo stesso modo la mente cerca di perpetuare se stessa conducendoci e riconducendoci al mondo degli oggetti. Non possiamo fare altro che osservare questo meccanismo, con la stessa equanime imparzialità con la quale osserveremmo una formica che trasporta un’immensa briciola sull’erto monticello di terra o una mosca che si dibatte nella tela del ragno; ogni sistema vivente è programmato per sopravvivere, e l’ego – un insieme di regole che stabilisce in che modo pensieri, emozioni ed azioni interagiscono automaticamente fra di loro – è, come ogni altra forma dell’universo, un’entità vivente e come tale cerca di sopravvivere.

In questo senso non è affatto raro, durante il risveglio, avere una forte percezione di morte o di morte imminente. Ricordo un periodo estivo di qualche anno fa in cui il presagio di morte era intensissimo; continuavo a vedere insegne e pubblicità di agenzie di pompe funebri, inoltre il corpo non dava segnali di salute particolarmente promettenti. Così un giorno mi sono fermata e ho chiesto alla mia immagine riflessa se stessi morendo. Lei ha annuito, con un cenno del capo. Le ho chiesto, con un filo di preoccupazione…ma sto morendo fisicamente? Ha negato scuotendo la testa. Le ho chiesto se fosse l’ego a morire, l’immagine è tornata ad annuire, sicura. Per quanto possa essere stato relativamente rassicurante, la percezione di morte fisica o morte dell’ego è identica. E questa morte è un processo che avviene a strati, ci ritroviamo più volte e a più riprese a guardarci nello specchio e osservare che un altro strato sta scivolando via, dissolto dalla salamoia della consapevolezza come i cartoni animati di Roger Rabbit. 

Quando la natura della realtà di apre in noi, ciò che proviamo è una gioia indescrivibile, in quell’istante siamo pienamente in contatto con l’energia amorevole dell’assoluto, che è infinita libertà ed espansione, assoluta completezza, innocenza, integrità. Spesso questa apertura viene comparata con le cosiddette esperienze di premorte, nelle quali l’essenza torna a casa, torna a fare esperienza dell’infinito, amorevole tutto. Non è difficile comprendere come il ritorno nel corpo, o la chiusura del momento di risveglio, porti in sé la difficoltà del contrasto tra dio e il mondo, tra realtà e illusione o, semplicemente, tra unione e separazione. Negli Stati Uniti, che oggi sono i portatori del nuovo paradigma della coscienza, esiste un’associazione chiamata Aciste (American Center for the Integration of Spiritually Transformative Experiences) che nasce con lo specifico proposito di supportare le persone che hanno vissuto esperienze di pre morte e di risveglio; a dimostrazione che una cultura più sensibile al cambiamento è in grado di cogliere e accogliere le difficoltà che la mente incontra nell’integrare tali esperienze. 

Il passaggio dalla pace assoluta dell’unione col tutto alla dolorosa percezione di separazione creata dalla mente può essere un forte shock e richiedere al nostro organismo, in particolare al sistema nervoso, uno sforzo intenso. In alcuni casi, il risveglio può essere seguito da disturbi fisici o neurologici di varia natura che necessitano di un intervento professionale qualificato. Tornare all’umana e limitata percezione di noi e del mondo con emozioni e pensieri a volte in totale contraddizione con ciò che abbiamo ricordato di essere può portare a depressione, ansia, senso di perdita, un insieme di sintomi molto dolorosi che a volte vengono definiti come notte oscura dell’anima o, anche, emergenza spirituale. 

I momenti di risveglio, seppur impermanenti e di breve durata, minano le basi della struttura mentale e psicologica dell’individuo, causando il crollo di idee, opinioni, sistemi di valori acquisiti socialmente o individualmente attraverso la soggettiva esperienza del mondo.

Tutto ciò che interiormente blocca l’espressione dell’essere, che è pura energia luminosa, viene rilasciato dalle memorie inconsce del corpo/mente, a volte con un’intensità difficile da gestire anche col supporto di professionisti qualificati. E’ in questo momento che solitamente inizia il periodo di isolamento, che può durare anche alcuni anni, durante il quale la persona ha modo di elaborare ciò che emerge dalle ombre dell’inconscio e lasciarlo andare. 

Questo processo non è determinato dall’individuo ma si svolge secondo le modalità dell’essere; le persone, gli eventi, gli strumenti e le situazioni che si rendono necessari al compimento di ogni fase vengono puntualmente forniti dall’intelligenza dell’essere. L’ideale, qui come altrove, è arrendersi alla vita, così come inevitabilmente ci arrendiamo, prima o poi, alla morte. Tuttavia nella nostra cultura i processi distruttivi – poiché questo è il divenire del risveglio – sono fortemente avversati; malattia, sofferenza e morte vengono nascosti alla pubblica vista così come ciascuno di noi li nasconde a se stesso. Questa cultura ci vede impegnati in una costante lotta per piegare a nostro favore il destino, in questa battaglia vengono profuse immense energie che nel momento del risveglio si liberano. Quando la mente non attribuisce significato a ciò che accade, resta la neutralità intrinseca dell’esistenza, così come lo è la natura nel suo costante nascere, crescere, morire.  

E’ questa l’essenza del risveglio, sapere che ogni cosa è perfetta così com’è, noi per primi, che tutto è parte della grande, unica energia che chiamiamo vita nel suo incessante mutare; nel teatro della nostra esistenza siamo gli attori protagonisti, le comparse, il coro, gli spettatori, il tecnico delle luci e la regia. Siamo unitariamente tutte queste cose e lo spazio che le contiene, un ologramma proiettato su un immaginario schermo. https://home.infn.it/it/feed-news/2130-l-universo-come-ologramma-la-teoria-cosmologica-e-compatibile-con-i-dati-sperimentali#:~:text=In%20ambito%20cosmologico%2C%20per%20avere,scena%22%20dell’intero%20universo.

La resa, nella nostra cultura, è considerata segno di debolezza di carattere, e quindi di viltà. Nelle campagne per la promozione di condizioni positive come pace e salute si fa spesso ricorso a termini quali lotta e battaglia, la pace è da conquistare (con la lotta), la salute è una battaglia (contro la malattia). 

Se avessimo posto i meravigliosi e liberatori versi di Matteo 6, 25-33 

Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta)

quali fondamenta del cristianesimo, e non già l’ecclesia, il terreno della resa sarebbe certamente più arato e quindi fertile.  

Il risveglio è ciò che già esiste, ciò che già siamo e che tutto è.

Il risveglio è la natura stessa dell’universo, quando la mente tace, nel silenzio della tregua, il velo che offusca la realtà si solleva e per un istante, o per sempre, vediamo. 

25 novembre 2023

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