Perchè non rivoluzionare completamente il nostro credo spirituale o di self-improvement dicendo semplicemente a noi stessi: TU VAI BENE COME SEI!!!?
Non è una cosa semplicissima? Certo che lo è; dalla notte dei tempi ci hanno fatto capire in modo più o meno velato che non andavamo bene: ‘si più educato, saluta la signora, comportati bene, non saltare/ cantare/fare rumore, fai questo o quello, sei cattivo/egoista/ingrato/ignorante/inadeguato…’, l’elenco è potenzialmente infinito, a voi riempire gli spazi col puntino.
Ora, quando andiamo da qualche guru, quando ci mettiamo in meditazione o preghiera, quando chiediamo qualcosa a Dio o all’Universo (è il nuovo nome che noi atei diamo a dio, ma è davvero la stessa cosa, dopo un po’ ci si abitua e si può di nuovo dire dio senza provare imbarazzo) non è forse vero che lo facciamo da una percezione di mancanza, di impotenza, di inadeguatezza? Ad esempio: sono depresso/stanco/scazzato quindi vado dal terapeuta energetico a fare l’ipnosi regressiva per vedere che cosa è andato storto nelle mie vite precedenti. Oppure, sono in ansia, quindi inizio a fare meditazione per placare l’inaccettabile stato ansioso.
Questo approccio duale è estremamente doloroso; continuiamo a dire a noi stessi quello che i vari rappresentanti delle varie strutture sociali da noi frequentate – per forza o per amore – dalla famiglia, alla cumpa, alla scuola, ci hanno sempre detto seppure implicitamente: “tu non vai bene così come sei”. D’altra parte se ci avessero sempre detto: “tu vai benissimo come sei” non avremmo il desiderio di cambiare qualcosa di noi, e nessun guru, terapeuta o maestro avrebbe ragione di esistere.
La ‘cultura duale’, la percezione di realtà attraverso i filtri di bene e male, giusto o sbagliato, è talmente radicata nella società occidentale che per lungo tempo non è stato possibile escluderla dagli insegnamenti spirituali; sarebbero mancate le coordinate, le coppie di parametri indispensabili per dare indicazioni nuove alla mente. In altre parole la dualità è la base del nostro linguaggio, della formulazione dei nostri pensieri e quindi del nostro agire e sentire. Eppure qualcosa è cambiato, lo sentiamo nell’aria; lo stesso popolarissimo trend del ‘pensiero positivo’ comincia a declinare di fronte all’inesorabile constatazione che il pensiero negativo è altrattanto valido, seppur meno gradevole, e che rivolegerci al positivo quando siamo in uno stato di profonda sofferenza equivale al tradimento più grande. Quante volte vi è capitato che un amico vi dicesse: “su dai, tirati su” in un momento per voi terribile? E’ cancrena comune la non accettazione della sofferenza (negativo) ma certamente peggio è la totale mancanza del suo riconoscimento.
Oggi, quando andiamo dal ‘dottore dello spirito’ e ci sentiamo dire che ‘dobbiamo’ radicarci, riequilibrare i nostri chakra, scrivere ventun volte, per ventun giorni, ‘io amo me stesso’, ecc. ecc., la cosa che più spesso e con estrema naturalezza ci viene in mente è: “Fottiti”. Ecco, è questo che è cambiato: osserviamolo, prendiamone atto e agiamo di conseguenza; potrebbe essere il momento di smettere di affidarci ad altri e cominciare a sentire di poterci fidare completamente di noi stessi. Un’avvolgente, rassicurante sensazione di cura che nasce dall’interno: ci sono per me, sono qua assolutamente, totalmente, incondizionatamente presente per me stesso, mi prendo cura di me perchè so di poterlo fare, so che cosa è meglio per me, so di essere forte, so di essere potente, so di essere dio, o se preferite Dio, o se preferite ancora universo (con maiuscola o minuscola a piacere). Non è più un atto di presunzione, ma una manifestazione di conoscenza. Dio l’abbiamo visto tutti ormai e sappiamo chi è; rasata la lunga barba bianca sono venuti meno altri interessanti e mai proferiti attributi, soprattutto l’antropomorfismo, liberandoci dalla schiavitù della devozione e, ovviamente, della forma. La metafisica è fuori della finestra: guardate il cielo con le sue infinite striature di colore, quello siete voi! Non è abbastanza grande?
Licenziati da tempo gli intermediari religiosi con le loro odiose mani-polazioni dalle lunghe unghie adunche, possiamo pienamente assolvere gli intermediari spirituali e riappropriarci della presunzione di conoscenza: la comunicazione è giunta al destinatario e questi ne ha avuto notizia, non potrà mai più abdicare al proprio potere, il potere della conoscenza.
Una gazza si posa sulla finestra, la sua visita indica che si sta per incontrare il mondo degli spiriti. Il messaggio è per noi, forte e poderoso come il rapace dal denso piumaggio: l’universo sa come comunicare direttamente con noi. Per tutto il resto c’è google!